(1945-2018)
Nascita e infanzia a Bra
Francesco Gotta nasce a Bra, in provincia di Cuneo, il 6 gennaio 1945. La sua infanzia nella cittadina piemontese è segnata da modeste condizioni economiche e da un crescente disagio per l'approccio didattico nozionistico e disciplinare della scuola. Un evento chiave risale a un Natale quando, inaspettatamente, riceve in dono delle matite colorate. Questa esperienza lo introduce al potere creativo dell'arte, offrendogli un'alternativa di espressione alle frustrazioni impostegli dal sistema scolastico.
L'incontro con l'arte e la formazione
Durante l'infanzia, Gotta trova un sostegno fondamentale nella figura della maestra Genoveffa Cabutto, che intuisce il suo disagio e gli permette di dedicarsi al disegno, incoraggiando l'espressione del suo mondo interiore. Affascinato dalle materie scientifiche, Gotta coltiva un interesse che si riverserà poi nelle sue opere mature.
Dopo la quinta elementare, inizia a lavorare come apprendista in diverse aziende, cercando di sfuggire alle limitazioni impostegli dalla mancanza di opportunità per esprimersi artisticamente. A 16 anni, si dedica alla lavorazione del ferro battuto, realizzando le sue prime sculture. Parallelamente, frequenta corsi di disegno presso l'istituto dei Padri Salesiani e,successivamente, l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dove segue il corso di anatomia.
La scelta artistica e le prime difficoltà
Intorno ai 25 anni, Gotta compie la scelta definitiva di dedicarsi completamente all'arte, abbandonando l'officina per immergersi a pieno nella sua passione. Questa scelta lo porta ad affrontare anni di precarietà economica, solitudine e angoscia, durante i quali elabora un personale rapporto con la morte, da lui definita "l'insegnante di Verità".
Il successo in Sud America e la ricerca filosofica
Nel 1975, Gotta vive un periodo di grande fervore creativo, producendo opere prive di influenze esterne che lo porteranno ad essere definito "El pintor de la muerte" da un giornale venezuelano. Il suo desiderio di viaggiare all'estero lo spinge in Sud America, dove ottiene un immediato successo. Nel 1977 espone con una mostra personale all'Università Centrale di Caracas, in Venezuela, dove alcune sue opere rimangono tuttora conservate.
Il successo in America Latina lo porta ad insegnare all'Accademia privata di Alcantare. Il ritorno in Italia segna un nuovo periodo di evoluzione artistica e filosofica, caratterizzato da una profonda ricerca di verità e rispetto per la propria etica,fondata sul pensiero puro, la coscienza e l'immaginazione creatrice.
Il ritorno a Bra e la vita eremitica
Negli anni '80, Gotta insegna a Bra a un gruppo di allievi che seguono con entusiasmo la sua filosofia pittorica. Tuttavia, il suo spirito tormentato lo spinge ad abbandonare nuovamente la mondanità e a rifugiarsi nella natura incontaminata di Benevagienna, in provincia di Cuneo, dove vive e lavora in solitudine.
La pittura come strumento di comunicazione
Nonostante le difficoltà e i periodi di isolamento, Gotta mantiene una forte comunicabilità e trova nella pittura il mezzo più diretto ed efficace per esprimere le sue inquietudini, le sue ansie e le sue riflessioni sull'umanità. La sua ricerca artistica si concentra sull'esplorazione di ciò che va oltre il senso visivo, utilizzando forme, colori e luce per trasmettere la sua poetica sensibile e la sua filosofia di vita.
L'eredità artistica
Scomparso nel 2018, Francesco Gotta lascia un'eredità artistica ricca e complessa, caratterizzata da una profonda ricerca interiore e da un'intensa espressività pittorica. Le sue opere, cariche di simbolismo e di riferimenti filosofici, invitano ad una riflessione profonda sulla condizione umana e sul mistero dell'esistenza.